Il Movimento 5 Stelle accende un faro sul porto di Napoli

L’on. Luigi di Maio e il sen. Andrea Cioffi, continuano a interessarsi del porto di Napoli, la più grande “azienda” della Campania con i suoi 15000 lavoratori, di cui 5000 impegnati direttamente nello scalo e altri 10000 nell’indotto. Purtroppo però il settore è in forte crisi a causa dell’inefficienza politica, che a Napoli come altrove ha

portato a un grave immobilismo e a un lento ma continuo impoverimento.

I due parlamentari campani hanno quindi presentato un’interrogazione al Ministro delle Infrastrutture Lupi, esponendo le gravi anomalie riscontrate e chiedendo chiarimenti mirati sui fatti e sulle azioni risolutive che intende adottare.

In special modo si chiede di attivarsi per porre fine al commissariamento dell’Autorità Portuale di Napoli e di fare chiarezza sulle modalità di assunzione dei dipendenti dell’Ente. Inoltre pone l’accento sulla problematica dei canoni demaniali non riscossi per circa 20 milioni di euro.

Questo il link all’interrogazione integrale presentata al Senato, il cui testo si riporta in calce.

http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=17&id=781216

 

 

Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. –

Premesso che:

i dati riportati da “Assoporti” relativi al traffico merci e a quello crocieristico del porto di Napoli registrano da alcuni anni un trendnegativo, che si aggraverà ulteriormente nell’anno 2014 per la perdita dell’armatore genovese Ignazio Messina, il quale ha dichiarato alla stampa che avrebbe abbandonato il porto di Napoli con le proprie navi container affermando che esso non risponde più alle esigenze della sua compagnia armatoriale. Anche il consorzio asiatico “Cosco”, che raggruppa le compagnie Hanjin, Kline, Yang e Ming, ha deciso di abbandonare, con rotte dirette, lo scalo partenopeo per l’impossibilità tecnica di attraccare con navi container da 8.000 TEU (twenty-foot equivalent unit), quelle più usate attualmente dagli armatori per abbattere i costi del trasporto;

dalla stampa locale (“Diario partenopeo” del 14 marzo 2014) si apprende che da oltre 3 anni il consorzio Cosco, impegnato in un servizio settimanale con arrivi diretti dall’Asia a Napoli, chiede scavi e banchine più lunghe. Il porto di Napoli non è stato finora adeguato e questi armatori sono stati costretti a scegliere altre destinazioni per i loro container. Le sole cifre di quest’ultimo abbandono sono devastanti in quanto mancheranno altri 110.000 TEU all’anno, più del 25 per cento dell’attuale traffico di container. Questo scenario fa prevedere nell’immediato inevitabili crisi lavorative con ripercussioni anche sui livelli occupazionali finora garantiti dalle imprese operanti nel porto di Napoli e riflessi negativi su un tessuto economico produttivo, già molto provato, come quello napoletano e campano;

considerato che:

l’ultimo presidente del porto è scaduto nel 2012 e da allora si sono succeduti 3 commissari, da ultimo il professor Francesco Karrer. Tale situazione rappresenta ormai la prassi di una gestione costantemente emergenziale tralasciando quella che invece dovrebbe essere la ben più auspicabile gestione ordinaria. Nel contempo, questi continui avvicendamenti potrebbero pregiudicare l’utilizzo delle ingenti risorse finanziarie messe a disposizione dall’Unione europea per il “grande progetto” del porto di Napoli, finalizzato allo sviluppo ed al potenziamento dello scalo;

la maggior parte delle concessioni rilasciate nel porto di Napoli dal 2004 non sarebbero accompagnate da adeguati piani di impresa, come evidenziato dagli organi di stampa che hanno riportato il contenuto di atti del comitato portuale di Napoli. Inoltre risulta agli interroganti che non sarebbero stati riscossi canoni demaniali per circa 20 milioni di euro. La legge n. 84 del 1994 stabilisce che l’autorità portuale, nel rilasciare le concessioni relative alle aree demaniali marittime portuali, non solo deve controllare il regolare pagamento dei canoni e la gestione delle manutenzioni delle infrastrutture portuali e delle parti comuni, ma soprattutto deve verificare le attività di rendicontazione dei concessionari, misurando la “persistenza” dei requisiti che hanno determinato il rilascio della concessione (articoli 13 e 18). La mancanza di tale controllo, al di là di eventuali responsabilità contabili, civili e/o penali, pregiudica la possibilità di nuove o diverse realtà imprenditoriali presenti sul territorio a partecipare alla filiera portuale in sostituzione delle aziende sostanzialmente improduttive;

la normativa in materia assegna alle autorità portuali un ruolo importante e fondamentale per lo sviluppo ed il mantenimento della competitività dei porti italiani, i quali devono, pertanto, essere dotati di un organico in grado di attuare le finalità previste dalla legge;

relativamente all’Autorità portuale di Napoli notizie di stampa mettono in evidenza una perdurante gestione improntata all’inefficienza, con gravissimi pregiudizi per l’economia portuale e del territorio (“Il Mattino” del 16 dicembre 2013);

nella nota inviata il 24 gennaio 2014 alle autorità portuali a firma del direttore generale della direzione per i porti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dottor Cosimo Caliendo, si esortavano tutte le autorità (a seguito di risposta da parte del Sottosegretario di Stato per le infrastrutture all’interpellanza 2-00333 d’iniziativa dell’on. Tidei ed altri) a fornire nel più breve tempo possibile: la comunicazione relativa alle modalità di assunzione del personale con relativa documentazione (bandi per la selezione del personale indicando le modalità di pubblicizzazione degli stessi) e nel caso di chiamate dirette, specificare le professionalità per le quali si è deciso di utilizzare tale tipologia di assunzione, anziché la selezione pubblica,

si chiede di sapere:

quali iniziative intenda assumere il Ministro in indirizzo per porre fine alla condizione del commissariamento dell’Autorità portuale di Napoli in tempi brevi;

se siano stati attuati controlli sull’Autorità portuale di Napoli per verificare la veridicità delle notizie riportate dagli organi di stampa, ed in particolare se siano state assegnate concessioni pluriennali su aree demaniali marittime portuali in assenza di programmi di attività, come richiede l’articolo 18, comma 6, lettera a), della legge n. 84 del 1994;

se annualmente l’Autorità portuale di Napoli esegua i dovuti controlli onde accertare la permanenza dei requisiti richiesti al momento del rilascio delle concessioni e l’attuazione degli investimenti previsti nel programma di attività, come disposto dal richiamato art. 18, comma 8;

qualora siano riscontrate le irregolarità di cui ai succitati comma 6, lettera a), e comma 8 dell’art. 18, se l’Autorità portuale abbia attivato le procedure di cui al comma 9 del medesimo articolo;

in caso contrario, come intenda procedere per il ripristino della regolarità delle concessioni delle aree banchine interne al porto di Napoli;

quanti lavoratori a tempo determinato e non, nonché dirigenti, risultino allo stato in organico dell’Autorità portuale di Napoli, presto atto che la sezione amministrazione trasparente dell’Autorità è mancante nella divulgazione dei dati, come invece previsto dal decreto legislativo n. 33 del 2013, in quanto non sono pubblicati i documenti che riportino alla dotazione organica complessiva in essere;

se l’Autorità portuale di Napoli abbia provveduto alla comunicazione relativa alle modalità di assunzione del personale e consegnato la relativa documentazione alla Direzione generale per i porti e se la stessa abbia ottemperato alle formalità richieste dalla normativa vigente.